Wednesday, July 06, 2005

prefazione al libro

Se avessi tempo mi dilungherei su alcuni particolari ma progressivamente si perde in me la capacità di scrivere parole. Non vorrei scrivere altro che musica. Le parole sono diventate difficili per me e in un quarto d’ora al pianoforte posso esprimere molto di più che in una pagina fitta di scrittura.
Così si “confessava” Robert Schumann in uno dei diari tenuti per lungo tempo assieme alla moglie Clara. L’uso della scrittura era atto consueto per una personalità come la sua: figlio di libraio, attento lettore, critico musicale e saggista.
La scrittura musicale, fulgida operazione intellettuale ed emotiva, connotò in modo ancor più rilevante la sua esistenza: la composizione per Schumann divenne motivo di vita.
Le due scritture (musicale e letteraria) s’intrecciarono in maniera simbiotica e necessaria.
Sin dall’adolescenza, Schumann nutrì autentica venerazione per Jean Paul Richter, singolare figura di letterato. La lettura delle sue opere gli rivelò uno straordinario universo sensoriale.
E’ solo un’ipotesi: l’arte musicale di Schumann potrebbe essere considerata una gemma dell’arte dello scrivere ? Un atto di mimesi per ricreare le suggestioni dell’inesauribile fantasia di Richter o di Shakespeare, tanto per citare due “miti” letterari del compositore tedesco ?
Nel nostro presente la proposta di tratteggiare il talento artistico e culturale di Schumann in un agile profilo biografico suscita un momento di apprensione. L’Eroe romantico è infatti così lontano nel tempo storico e nel luogo geografico di appartenenza, così avulso dalla realtà contingente, da generare quasi una sorta di stupore: cos’altro avremmo mai da imparare o scoprire di un artista che è già così tanto conosciuto ?
La finalità didattica è allora una via di fuga, una liberatoria nel grande mare dello scibile musicale. Considerando poi che Schumann è compositore che lega insieme i fili della tradizione strumentale dell’Ottocento in una struttura di assoluta perfezione tecnica e attraverso contenuti estetici innovativi anche per un ascoltatore moderno, egli può risultare una guida esemplare per le giovani generazioni di musicisti e le sue opere rappresentare uno fra i più completi paradigmi dell’arte, come espressione integra di impegno culturale e consapevolezza della propria missione per il progresso delle coscienze.
Questo è un obiettivo che possiede un’alta valenza pedagogica ed un profondo significato per chi opera nel mondo dell’Arte.
La scelta di Alessandro Romanelli di ripercorrere la carriera e le opere di questo straordinario protagonista del Romanticismo è anche giustificata dalla silloge di ritratti di grandi Maestri ( Gustav Mahler, Anton Bruckner, Johannes Brahms e Pëtr Il’jc Čaikovskij) offerti alla curiosità di lettori di diversa estrazione, che nel corso di pochi anni sono comparsi in veste editoriale.
Con rara sensibilità e chiarezza, anche in questo suo ultimo lavoro, Romanelli ha documentato le vicende biografiche di Schumann, addentrandosi nella produzione con attenta disamina delle opere più significative e non trascurando, peraltro, la bibliografia e la discografia relative al compositore, essenziali per la sua conoscenza diretta.

Detty Bozzi*

* Docente di Storia della Musica presso il Conservatorio "N. Piccinni" di Bari

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